Il bosco degli uomini
Francesco FierroViviamo in un’epoca in cui la devastazione dell’ordine naturale ha assunto dimensioni mastodontiche. Essa è iniziata nel momento in cui c’è stato un uomo che non ha seguito, o per scelta o per forza maggiore, la sua strada naturale: quella che è scritta dentro di lui fin dalla nascita, nel suo codice genetico.
All’origine c’è la convinzione degli uomini di essere liberi e di poter scegliere perciò la via più conveniente e più produttiva, schiacciando e rinnegando così i propri istinti naturali e le proprie necessità. Ma la realtà alla fine, ha la meglio su tutto e inchioda ognuno al proprio modo di essere. Ed allora cascano tutti i progetti innaturali e sbagliati, per lasciare spazio alla depressione logicamente seguente ad un fallimento già in partenza scontato ed alla presa di coscienza di un proprio modo di essere immodificabile e soprattutto già in partenza inaccettato.
Gli uomini, a mio avviso, sono come le piante, cioè diverse ma tutte necessarie per dare al bosco il suo ‘naturale’ aspetto. Se un fiore volesse crescerc forte e robusto come una quercia, se una fogliolina d’erba volesse diventare bella ed utile come un albero di frutta e se un fungo volesse diventare alto come un albero di pino, non sarebbe una cosa innaturale e impossibile oltre che orrenda? Bene, è questo che secondo me sta accadendo agli uomini, visto che oggi più che mai il modello dell’uomo ricco e potente, colto e razionale e soprattutto produttivo e ambizioso senza remore, è quello a cui tanti giovani puntano, o per propria scelta o perché incitati dalle famiglie, direttamente e non.
Allora si vedono persone che vorrebbero cantare, suonare, disegnare, recitare, ballare, uscire, incontrare, vivere insomma, costrette a studiare ore ed ore, o a lavorare ore ed ore e poi, poi… solo depressione e angoscia che si protraggono anche per molto tempo, a volte troppo tempo, arrivando addirittura, come ho già detto, a far perdere la consapevolezza dei propri bisogni e della propria identità perché si è confusi da una sensazione di angoscia perenne, quasi di sottofondo ad ogni situazione, a cui poi ci si abitua disperatamente e a quel punto non si riesce più a sentire di stare male, il che significa forse che la propria pianta è cresciuta storta e che forse è difficile raddrizzarla.
A sentire ciò, sono soprattutto le persone più sensibili quelle cioè che nel bosco degli uomini, io paragono ai fiori. Esse infatti di solito rifiutano la maggior parte della strutturazione sociale, poiché riescono a ‘sentire’ la sua rigidità e il suo grigiore di cemento e i mille dolori provocati dalle sue iniquità. Non è un caso quindi, che a ribellarsi contro questo stato di cose siano proprio questo tipo di persone, come quelle che si sono riunite dentro l’ex scuola elementare di Ferrari ora divenuto Centro Sociale e Culturale ‘Impronte’.
La loro sensibilità evince dalla voglia che hanno di esprimersi senza alcun condizionamento, ma soprattutto dall’enorme sforzo che stanno facendo e hanno fatto per rendere un po’ più ospitale una struttura completamente degradata. Tutto ciò solo per riuscire a raddrizzare la propria pianta seriamente compromessa dalla vita apatica e improduttiva del paese che non ha, purtroppo, strutture adeguate per le attività che si intendono sviluppare nel Centro e che ognuno ha il diritto di poter coltivare, se ne sente il bisogno.
Perciò infine, io dico che nessuno dovrebbe cambiare se stesso e reprimere le proprie vocazioni. E’ compito delle autorità locali, e interesse di tutti, dare la possibilità a chi ne ha bisogno di poter coltivare le vocazioni represse qualora queste siano completamente sepolte sotto la mancanza di strutture a causa dell’ignoranza, anche se per far ciò queste debbano essere costrette a rinunciare alla ristrutturazione di una scuola elementare da anni non funzionante e da aggiungere a quelle che già abbondano nel paese. Credo quindi che ognuno dovrebbe vivere ed essere lasciato libero di vivere sccondo le proprie necessità, perché solo così il mondo tornerà ad essere più naturale e l’uomo più felice.