Senza Filtro A.I.P.M

 “Cicco 'a mena a Cola e Cola 'a mena a Cicco”
 “Cicco throw it to Cola and Cola throw it to Cicco”

Una serata come le altre

Era di nuovo sabato sera. Un altro sabato sera da passare con gli amici trascinandosi per il corso, incontrando sempre le stesse facce e rivoltando sempre gli stessi discorsi con le stesse parole. Roberto si era stufato. Da anni ormai trascorreva i suoi sabato sera allo stesso modo e forse sotto sotto gli piaceva pure illudersi che quello era il solo ed unico modo in cui doveva passare quelle sere di fine settimana.

Dopo la cena a casa con i suoi, usciva alle dieci in punto per incontrare i suoi amici. Una sosta al bar per bere qualcosa e poi le interminabili strusciate su e giù per il corso a guardare con occhio distratto le femmine tutte agghindate per la grande serata che con fare altezzoso evitavano gli sguardi altrui. Così sempre, ogni sabato sera gli sembrava che potesse essere la Grande Serata, ma puntualmente Roberto nel tornare a casa a notte fonda dopo la Solita Serata del Cazzo, doveva disilludersi e sperare nel prossimo sabato. Ma Quella Sera decise di evitare i suoi amici, gli pareva di non conoscerli nemmeno. Li lasciò a parlare di donne e andò a cercare rifugio in quel posto lì, come si chiama non lo ricordo, ricordo soltanto che c’era tanta gente, troppa gente che se ne stava lì rumorosamente a bere, aspettando soltanto di giungere al culmine dell’ubriachezza per poi disperdersi e seppellirsi altrove in locali ancora più affollati, o in buie e inumane discoteche.

Roberto in un angolo beveva Jack Daniel’s e li osservava in silenzio. Non faceva parte di quella tribù rumorosa, ma sapeva che gli sarebbe bastato soltanto ubriacarsi per farne parte. Prese la sua busta di tabacco e si rollò una sigaretta pensieroso, cercò 1’accendino in tutte le tasche che aveva senza trovarlo. Cominciò a innervosirsi, certo gli seccava chiedere a qualcuno di far accendere, ma se voleva fumare doveva farlo.

Stava per muoversi quando una figura si mosse verso di lui. Una ragazza si stava avvicinando. ‘Devi accendere?’ furono le prime parole che la sconosciuta gli rivolse una volta avvicinatasi. Tirò fuori dei fiammiferi e gli accese la sigaretta, ‘Tieni, stasera ti serviranno’.
Roberto si era perso a guardare i suoi occhi, ma allungò la mano per ricevere quell’insolito regalo. La Grande Serata era finalmente arrivata quasi per caso e senza che lui si fosse impegnato più di tanto.

Si riprese dallo stupore e cercò di buttare fuori qualche parola. ‘Grazie, bevi qualcosa con me?’
‘Si, un White Lady per me e per te il quarto Jack.’ Roberto capì che quella splendida visione lo stava osservando già da un pezzo. Non poteva far altro che pensare: ‘Cazzo, che faccio adesso?’, non poteva rilassarsi, non ci riusciva.

Si sedettero ad un tavolo rimanendo in silenzio per un pò, ma Roberto aprì la bocca e le chiese:
‘Come ti chiami?’
‘Mara, e tu sei Roberto, non è vero?’

Si giocava a carte scoperte: la ragazza lo conosceva più di quanto potesse sembrare, ma adesso lo guardava dritta negli occhi con uno sguardo incuriosito, come per catturarne i lineamenti ora che lo aveva finalmente di fronte. Roberto cominciava a rilassarsi, ma continuava ad essere diffidente, d’altronde era la prima volta che gli capitava di essere abbordato da una bellissima ragazza che sapeva delle cose di lui e di cui lui non conosceva che il nome.
Le domandò: ‘Cosa fai stasera? Vai a ballare?’
‘Odio le discoteche, non puoi parlare con nessuno, troppo rumore.’
‘E’ vero, ma ogni tanto per rompere la noia…’
‘Già, la noia…non credi anche tu che tutto questo sia inutile?’
‘Cosa? Bere un Jack Daniel’s?’
‘No, intendo tutto questo sbattersi sopra e sotto, aspettare che arrivi il sabato e poi non combinare niente se non correre dietro a delle illusioni’
‘Se è per questo dipende da te, se senti di poter fare qualcosa perché non provi a cambiare le cose?’
‘E’ vero, ma spesso ti trovi da solo e ti chiedi se non è meglio accettare la situazione così com’è, se quello che hai dentro e che senti di poter tirare fuori sia davvero qualcosa di buono per gli altri.’
‘Ma non è per gli altri che lo fai, è soprattutto per te’

Le parole cominciarono a scorrere sempre più fluide, Roberto e Mara si raccontavano, si confrontavano, cercavano e trovavano dei punti in comune, per stringersi, per dare vita a qualcosa che non era amore, ma sicuramente qualcosa di nuovo. Dal fondo del locale improvvisa una voce chiamo: ‘Mara, è tardi, dobbiamo andare!’

Lei si alzò, baciò Roberto e sparì con la sua amica non senza prima avergli detto: ‘Non fumare troppo’
Roberto finì il suo quinto J.D. e si infilò in bocca una delle sue sigarette pensando ‘Ma perché non dovrei fumare’? Ma tu guarda che situazione, era quasi fatta se quella stronza della sua amica non l’avesse chiamata. Cazzo! Che faccio adesso? Quando la vedrò? Potevo farmi dare il suo numero di telefono invece di fare l’intellettuale del cazzo. Che faccio?’
Roberto trovò nelle tasche i fiammiferi che lei gli avava dato e non poté fare a meno di pensare ‘Prima mi regala questi cosi e poi dice Non fumare troppo! quella è pazza! Però mi piace…’
Rigirò la scatola tra le mani per un po’, poi la aprì e ci trovò dentro un bigliettino. C’erano scritte delle cifre e poi ‘Chiamami’.