Una mattina
Carmen RicciSi alzò di scatto e gettò un’occhiata alla sveglia: l’una. Com’era possibile? Alle nove avrebbe dovuto sostenere il colloquio di maturità, era il primo. E adesso che fare? Si precipitò in cucina e non vi trovò nessuno, tutto era stranamente silenzioso ed in perfetto ordine. Si vestì in fretta e dopo mezz’ora era in strada: il cielo plumbeo e l’aria soffocante gli misero addosso uno strano nervosismo, un senso di oppressione e di ansia; fra non molto avrebbe piovuto.
All’improvviso si sentì chiamare e si voltò: impossibile, era il suo compagno di classe, Masoni, ma invecchiato di vent’anni, calvo, con solchi profondi sotto gli occhi ed ai lati della bocca e lo sguardo così spento come non ricordava di avergli mai visto: lo sguardo di uno a cui la vita ha sempre sbattuto porte in faccia.
Rimase letteralmente di stucco, dapprima pensò di toccarlo per accertarsi che si trattasse di una persona in carne e do ossa, che non fosse un fantasma o un mostro creato da chissà quale incubo. Avrebbe voluto chiedergli una miriade di spiegazioni, ma dopo cinque secondi di silenzio che gli sembrarono eterni, si limitò a chiedergli meccanicamente, quasi che non riuscisse a controllare i movimenti delle sue labbra: “Sono finiti gli esami?” “Quali esami?” “Di maturità, so…” “Ma che dici?”- lo interruppe l’altro trasecolando – “Sono vent’anni che quegli inutili esami sono stati aboliti, non ricordi? Ma dove sei stato?” “Ehm…. sì sono stato… via” . “Beh, ci sono stati grandi progressi, ora non si va neanche più a scuola; i ragazzi imparano a casa tutto ciò di cui hanno bisogno grazie ai computer. Certo sono degli aggeggi costosi, ma alla fine convengono, è molto meglio che stipendiare docenti e personale vario. Vedi ora è tutto pianificato in modo che solo i migliori possano accedere ad incarichi di gestione, è un recinto culturale che ci vuole affinché le cose vadano per il giusto verso. Beh, perché ora non vini con me, sai, c’è molto da fare, stiamo preparando le votazioni” “Ah, le elezioni?” “No, ma che dici, non c’è più bisogno di farle, da tempo abbiamo adeguato la Costituzione al modello iberico del secolo scorso. Ora senza dover perdere tempo ad eleggere Tizio o Caio ci preoccupiamo solo di cose importanti. A scadenza quasi mensile si tengono dei referendum, una vera conquista democratica, non trovi? Questo mese, ad esempio, si decidono i colori della bandiera: quest’anno vanno i colori accesi. Per il mese prossimo poi abbiamo già pronto il referendum per la statalizzazione della produzione dei chiodi di garofano… Gli ambientalisti si battono accanitamente per il verde, ma per ora l’unico colore sicuro è il blu, il preferito del Presidente. Sai chi è? Ti ricordi Galini?” “Galini? …Ma come è possibile, quello era convinto che Mahatma Gandhi fosse un quartiere di New York?” “Sì, prorpio lui, ed io sono il suo segretario particolare, gli altri compagni li saluta appena. Non si può negare che abbia sempre studiato, poi con qualche spintarella….” “Ma non basta una spintarella per diventare Presidente d’Italia!”- lo interruppe esasperato. “Ma quale Italia, io intendevo la Repubblica Autonoma Caudina, federata allo stato indipendente della Campania. Questa è stata una nostra conquista recente, dopo l’esplosione di nazioni avutasi a partire dal 1999.” “Non poteva credere alle proprie orecchie, questo era davvero il colmo.
Ebbe paura di chiedere dei vecchi compagni: se De Rina fosse diventato giudice minorile come sognava; se Sanni avesse mai pubblicato quelle poesie che all’uscita di scuola faceva leggere, rossa di vergogna, a lui e a pochi altri; o se anche loro, come Masoni, invecchiati ed intristiti, si fossero dovuti accontentare di svolgere un ruolo subalterno, stampandosi sulle labbra un sorriso prefabbricato ed un insulso “Sissignore”.
Un forte senso di nausea prese ad impossessarsi di lui mentre Masoni continuava a parlare a ruota libera, quasi fosse un automa. Si voltò e, senza salutarlo, cominciò a correre verso casa. Non era lontana che una ventina di metri, ma per quanto si sforzasse non gli riusciva di avvicinarsi neanche di un passo. La casa gli sembrava così vicina da poterla toccare con una mano, ma perché allora era così irraggiungibile? Una forte paura gli si attaccò addosso: paura che Masoni lo afferrasse per il bavero, costringendolo ad andare con lui chissà dove; paura che, se non si fosse sbrigato, sarebbe scomparso anche quell’unico buco in cui poteva trovare rifugio.
Ma la casa non scompariva. Era sempre là, alla stessa odiosa distanza, ed ora ci si metteva anche quel suono in lontananza, acuto, fastidioso, come di una sirena.
La sveglia suonava imperiosamente, si alzò d’impeto e vide pareti ed oggetti noti, rassicuranti. Dalla cucina sentì la voce della madre e gli arrivò, ben distinto, l’aroma del caffè appena fatto. Accidenti che brutto scherzo gli aveva giocato la tensione per gli esami! Aprì le imposte: il cielo era cupo e minaccioso, meglio portarsi l’ombrello.