Una morte di serie B
Claudio SimeoneNon si può rimanere insensibili di fronte alla morte tragica, solitaria e, allo stesso tempo, comicamente spettacolare di Harold & Nelson. In questi mesi di cordoglio planetario e di esequie solenni trasmesse in mondovisione, la morte casuale e banalmente inaspettata di due uomini che non avevano fatto del bene verso gli altri la missione della propria vita, rischia di passare inosservata, dopo il necrofilo e morboso interesse mondiale per i funerali di stato tributati a lady Diana Spencer e a Madre Teresa di Calcutta.
Non ci saranno appelli per la santificazione di Harold & Nelson, non verranno trasportati alla residenza finale su un affusto di cannone, una bandiera non coprirà le loro bare, non si stamperanno album di figurine, non ci sarà Elton John (meno male!) a cantare canzoni al loro funerale, non ci sarà spazio per il dolore, ma soltanto indifferenza. Indifferenza per due persone le cui colpe erano quelle di non appartenere ad una famiglia reale e di avere sempre disprezzato il prossimo.
Può essere facile e comodo per noi tutti seppellire assieme a loro la nostra capacità di comprendere, aggrappandoci a frettolosi giudizi sulla loro ingiustificabile colpevolezza, senza interrogarci sulle motivazioni che li hanno spinti a commettere l’insano gesto che li ha portati ad una morte grottesca tra le fiamme purificatrici in nome di un ideale che non abbiamo il diritto di condannare. Tutto ciò che possiamo fare è domandarci se siamo in qualche modo capaci di capirli.