Eta Beta (recensione ai Timoria)
Luca MaurielloRitornano sulla scena del rock italiano, dopo il loro vendutissimo album “2020 SPEED-BALL” (Disco d’oro) i TIMORIA, che con “ETA BETA” ci propongono i loro sesto album ricco di novità e sperimentazioni, che lascerà perplessi parte dei vecchi fans, ma allo stesso tempo ne trascinerà con sé tanti altri.
L’album è da mesi in vendita nei migliori negozi di dischi, ed io ho avuto il piacere di ascoltarlo solo da poco. Il quintetto bresciano stupisce con “ETA BETA” per il modo in cui riesce ad intrecciare tendenze e contaminazioni musicali diversissime, cosa in cui i TIMORIA si differenziano dalle altre bands del panorama musicale italiano.
Essi si presentano in ogni loro lavoro esplicitamente diversi a seconda delle mode e dei momenti. Per essere concretamente convinti di ciò che dico, provate ad ascoltare il loro primo album “COLORI CHE ESPLODONO”(1990) , ed il loro ultimo lavoro; vi sembrerà di ascoltare due gruppi completamente diversi, se non fosse per l’identificabile voce del singer del gruppo, FRANCESCO RENGA.
Bando alle ciance ed andiamo ad esaminare brevemente alcune delle tredici songs presenti nell’album.
Quella che più colpisce e convince è sicuramente la melodica e graffiante “FIORISCONO”, scaraventata da un ritornello che a mio avviso sarà molto difficile levarsi dalla testa.
Subito dopo abbiamo la prima ballata dell’album, “VOLA PIANO” (introdotta da una poesia del chitarrista OMAR PEDRINI), orecchiabile e degna di essere ascoltata.
La vera sorpresa che ci regalano i TIMORIA è contenuta nella ritmica “SUD EUROPA”, ove figura la presenza indovinate di chi? LUCA PERSICO “O’ZULU”, conosciutissimo cantante dei 99 POSSE che proprio grazie al loro carismatico e ribelle cantante hanno raggiunto il successo. LUCA presta la sua voce per quasi tutto il brano, momento di protesta contro chi genera o accentua i contrasti tra NORD e SUD, senza rendersi conto che apparteniamo tutti alla stessa razza, che il patrimonio italiano è unico, e che abitiamo tutti un territorio che geograficamente (e non solo) è situato a SUD DELL’EUROPA.
EUROPANICO, brano mozzafiato, costituisce una miscela esplosiva di funky e hardcore, consta di una prima parte, un tranquillo funk-dance anni ’70 e di un secondo momento in cui esplode un massiccio ritornello cantato in francese.
Molto curato il testo di “IL GIARDINO DI DARIA” (scritto da OMAR PEDRINI) in cui una bambina gioca e parla con i fiori vivendo in simbiosi con i frutti, con la terra, osservata da un invisibile folletto, che contempla l’immagine di lei, capace di comprendere il segreto della vita. Il brano che completa qualitativamente l’album è il particolare “ALLELUJA”, dove il nostro quintetto si cimenta in un ensemble jazz-rock per poi mutare tutto in un possente hardcore.
Se tutto ciò non vi basta, e comincia aprendervi la curiosità di ascoltarlo, non vi resta che acquistarlo, quest’album di notevole qualità.