Nostradamus era un dilettante…
Antonio IzzoSiamo rimasti molto delusi… i miei amici ed io (la prima persona plurale non era il risultato di un attacco di megalomania)… dicevo, siamo rimasti molto delusi per il mancato terremoto dell’altra notte. Quello che tutti aspettavano, annunciato in sogno da non si sa bene Chi a qualcuno altrettanto impossibile da individuare. Ho sentito almeno una dozzina di versioni diverse, ma il succo era semplice: terremoto. In linea di massima l’annuncio veniva da Padre Pio, anche se la Madonnina di Civitavecchia (quella sporca di sangue, per intenderci) veniva accreditata di un paio di messaggi; meno credibile, anche se dotata di un certo fascino, la versione “Jim Morrison”.
Molto divertente anche la serie delle versioni sugli autori del sogno. Anche qui c’era una specie di top ten: al primo posto “Una signora di Montesarchio”, al secondo “Una ragazza di Airola”, al terzo, staccato di poco, il solito Jim Morrison, anche se resta poi difficile capire come avrebbe fatto il buon vecchio Jim a farci avere la notizia (perché poi Padre Pio doveva apparire in sogno a Jim, non lo saprei dire). Singolare la portata dell’evento: completamente rasi al suolo S. Martino, Cervinara e Rotondi; nulla si diceva riguardo ai paesi del versante beneventano della Valle Caudina, e questo campanilismo non mi pare sia cosa buona, in tempo di leghe e secessioni. Inoltre si sarebbe salvata una sola persona per paese. “Ne resterà uno solo”, insomma, come in Highlander (per inciso il mio vocabolario inglese – italiano traduce con: “montanaro scozzese”, pensate se avessero proiettato il film con questo titolo!). Siamo in attesa di sapere chi, secondo voi, sarebbe stato il/la fortunato/a.
Dicevo, comunque della nostra delusione. Un diversivo alla monotona vita paesana non ci sarebbe dispiaciuto affatto, soprattutto ora che questo inverno anticipato ci chiude tutti in casa con poca voglia di uscire. Pensate invece all’amena vita da camping che ci saremmo goduti nelle tendopoli: le serate intorno ai falò, con la chitarra e le birre, le gare di Limbo, le barzellette e le battutine allusive. Per non dire della possibilità di conoscere ragazze: il campeggio è fatto apposta per far nascere nuovi amori, con tutta quella vicinanza. Luca era entusiasta all’idea. Mario ed io eravamo più tiepidi: in caso di pioggia o freddo forse non tutti avrebbero partecipato alle feste serali, e poi ci sarebbero stati in giro troppi genitori e conoscenti e la cosa avrebbe finito per assomigliare ad una scampagnata parrocchiale.
– A questo punto meglio il palazzetto dello sport!-, era stata la conclusione di Mario.
– Quale – avevo chiesto io – quella specie di aborto verde e bianco di Cervinara?
– Dice che adesso lo finiscono
– Sì… E mia nonna aveva quattro ruote, la scritta “Panda” e faceva i trenta al litro.
– Davvero, trenta? – Luca è un bravo ragazzo, ma alle volte non è troppo sveglio.
– No, onesto, lo finiscono. – Mario era convinto – Dice che hanno quasi trovato i soldi.
– E poi?
– Cosa vuoi che succeda: una volta finito ci giocano.
– E quanto gli costa?
– Che?
– Quanto costa la gestione, la manutenzione, chi paga? Credi che il palazzetto si gestisca, si riscaldi, illumini, e pulisca da sé?
– E le società sportive che ci stanno a fare? Si mettono d’accordo e pagano le spese.
– Magari quando arrivano in serie A. Ma fino ad allora non credo che abbiano abbastanza soldi.
– Forse hai ragione. E allora?
– E che ne so. Prega che fa davvero il terremoto e che crolla quello che hanno già fatto, così non si sentono obbligati a finirlo. Ma tu guarda come si buttano i soldi.
– Ma se fino ad ora ti sei lamentato che non c’erano strutture per lo sport, guarda che pure tu sei forte!
– Sì. Ma bastava una palestra degna di questo nome. Senza mettere in mezzo cose da olimpiadi.
– Una volta che si spendono i soldi…. E poi magari ci hanno già pensato alla gestione, ed i soldi ce li mette il Comune.
– Bravo, come se avessero vinto la lotteria. Quelli sono soldi tuoi. Più ne spendono lì, e meno ne hanno per altre cose. Ci vuole un poco di buon senso, di misura. Ma qua si fanno sempre le cose allo stesso modo, con due fette di mortadella sugli occhi…. Come la zona industriale.
– Perché, cos’hai contro la zona industriale? Dice che la vogliono ingrandire.
-Onestamente non ho niente contro la zona industriale, soprattutto quando è sera e sto con la ragazza: è molto romantico stare abbracciati sotto la luna. E fanno bene ad ingrandirla: l’altra sera c’era troppa gente e mi sono dovuto mettere in doppia fila.
– Allora di che ti lamenti? Dovresti essere soddisfatto, visto che così non avrai più problemi di parcheggio.
– Il nome. Chiamatela parco dell’amore, e non se ne parla più. Come zona industriale fa ridere, non è nemmeno inquinata, è solo sporca. Figurati c’era una sola industria, e secondo me c’era finita per sbaglio, tanto che quando si è accorta dell’errore è avvampata per l’imbarazzo.
– Ridi tu. Piuttosto, domani ci vediamo per studiare?
– No, Maria vuole farsi un giro sulla pista ciclabile.
– Che?
– La “superstrada”, noi la chiamiamo così, anche se è aperta alle auto ed una pista ciclabile seria non dovrebbe esserlo. Ma è la solita storia: questi amministratori sono come il diavolo, mai che facessero un coperchio, solo pentole….
– Ma quella è la chiave dello sviluppo industriale della Valle, e tu ci vai in bicicletta?.
– Una bellezza: stai a Paolisi periferia che nemmeno te ne accorgi, tutta liscia e dritta. Quando arriviamo là passiamo in centro da Peppe e Mara, e poi ce ne veniamo. In un’oretta e mezza vai e vieni. Se non fosse per le auto… Davvero, è un’indecenza, dovrebbero chiuderla al traffico.