Alalia e alalà
Vittorio Massimo ZurloSempre ‘refrischerò’ l’anima di A. che mi ha tratto in questa bega. Ma tanto che ci sono voglio associarmi ad una domanda letta su uno dei precedenti numeri di SF ‘Perché pubblicate lettere scritte con i piedi?‘, ed aggiungere di mio: ‘Soprattutto se stupide e volgari’.
Libero ognuno di pensare, dire e scrivere ciò che vuole, ma credo che un giornale, anche se scritto interamente dai propri lettori, non debba ospitare offese gratuite nei confronti di altre persone e non è certo concedendo spazio a chi non ha niente da dire, e quel niente lo dice in malo modo, che si dà segno di larghezza di vedute.
Certo non mi piace il tono della lettera del Sig. Criscuoli, non mi piacciono le sue parole, così lontane anche dallo spirito di ‘strapaese’ che pure sembrerebbe ispirarle.
Anche Suckert (più noto come Curzio Malaparte) in ‘Kaputt’ e soprattutto in ‘La pelle’ ci andava giù pesante in più di un’occasione, ma la gratuita scurrilità ed il riferimento personale a presunte prestazioni erotiche danno sinceramente fastidio.
Mi si obietterà che tutto è figlio dei tempi, basti pensare a come si sono ridotti i rotocalchi, invenzione di un altro illustre strapaesano, Leo Longanesi (ricordate ‘Omnibus’), che pure hanno contribuito all’alfabetizzazione dell’Italiano (nessun riferimento all’altra rivista del movimento di strapaese ideata dallo stesso Longanesi).
E poi, suvvia, non credo che con 20.000 lire si compri amore, benché mercenario, di buona qualità.
E’ proprio vero: in certi casi sarebbe meglio una improvvisa, inattesa alalia, che un fragoroso, fastidioso, alalà.