Di cose passate e di cose intermedie
Claudio Simeoneuna teoria della prostata e proposte di metodo
Le feste natalizie sono finite e sospese le follie notturne alla ricerca del divertimento, siamo ripiombati nel lungo periodo di stasi che durerà, salvo le brevi interruzioni di Carnevale e Pasqua, fino ai mesi estivi. In giro naturalmente non c’è nessuno. Ognuno sta progettando il proprio 1998. Si respira molta tranquillità. Troppa. Ma così si dovrà andare avanti, di sabato sera in sabato sera solo per vedere un pò più di gente e illudersi di stare in compagnia. La vera angoscia esistenziale di questi tempi e di questi luoghi.
Ne abbiamo parlato con il professor Umberto Greco, ordinario di Teoria e Tecniche dei Fenomeni Irrilevanti all’Università di Pratola Serra, autore del discusso saggio “Cavoli, che sballo!” sui quanto mai attuali temi della filosofia del comportamento deviante nel contesto di un’agricoltura di sussistenza.
Dunque professor Greco, siamo entrati in un periodo di noia istituzionale e un senso di sgomento assale i giovani abitatori di questa Valle di cacca che ogni giorno vivono il dramma di chiedersi “Ch’ aggia fà ?” e di non trovare altra risposta che un “Nient’, ch’ bbuò fà ?”. Lei che dice?
Vede, la storia vive di cicli e questo per me è più di un sospetto. C’ è un che di marzulliano in questo domandarsi addosso e non sapersi rispondere. Può darsi che tutto ciò sia un indizio della imminente fine dei tempi, per cui sarebbe opportuno prepararsi al gran finale. Io ho già prenotato per Cuba. Dicono che in questo periodo sia la fine del mondo.
Il problema però è che pochi restano immuni da una specie di malattia i cui virus si annidano in giro per le strade vuote e vanno a proliferare negli angoli più nascosti della cucuzza di ognuno.
Lei giustamente parla di cucuzza e inevitabilmente di memoria. Ed è questo il nodo cruciale: la constatazione che il passato ritorna spesso. Quasi sempre a rompere i coglioni, il più delle volte con cose di cuore. Altre volte con cose da pazzi.
E così, se ho ben capito, si sprofonda nell’apatia totale per periodi più o meno lunghi in cui ogni reazione è puramente teorica. O quasi. E tutto questo, ha un nome: Prostata.
Esatto. Vede, l’accezione Prostata è indubbiamente post-moderna e sebbene solo apparentemente rinvii all’organo maschile preposto alla produzione e secrezione dei fluidi seminali e vescicali che si mescolano al liquido seminale durante l’eiaculazione, il suo etimo potrebbe identificarsi non a torto, nell’inconfondibile sensazione e manifestazione di prostrazione psicologica che contraddistingue i soggetti, sia maschili, sia femminili, che ne sono affetti. In termini più marcatamente filosofico-linguistici, l’ uso del significante Prostata si differenzia notevolmente da tutte quelle diverse abitudini linguistiche che definiscono l’angoscia esistenziale propria della condizione umana (tedium vitae, mal de vivre, quiet desperation, farsi due palle, eccetera) proprio per il suo carattere assolutamente non poetico e privo di ogni dimensione trascendente.
Un aspetto a suo avviso fondamentale.
Certo, la Prostata è assolutamente negativa e distruttiva poichè, come lei ha prima accennato, annulla ogni tentativo di reazione a qualsivoglia stimolo esterno scatenando l’insorgere di una sorta di visione nichilista del mondo sensibile, secondo la quale ogni cosa è totalmente inutile e comunque non ne vale la pena. La Prostata dunque può configurarsi come un micidiale cocktail di noia, depressione, nervosismo, lunaticità, tendenza all’autolesionismo morale, ma in taluni casi patologici anche fisico, malinconia, insofferenza, aggressività, indifferenza. Riguardo ai fattori che ne determinano l’insorgere, è da sottolineare il fatto che questa scatta all’improvviso, a volte richiamata dal frammento di un ricordo, da una musica, da un profumo o da tante altre cose. E’ una brutta bestia, ma bisogna imparare a conviverci perchè quando si è sotto Prostata non si sta bene neanche nel cesso (con tutto il rispetto per il medesimo sia chiaro). Ha una sigaretta?
Tenga. Professore, quali sono i rimedi?
Purtroppo non esistono rimedi o vaccini, bisogna solo aspettare che passi, un po’ come con la peste. Oddio, una soluzione infallibile sarebbe la solita corda e il caro pezzo di sapone o qualsivoglia altro modo che permetta a chi è più fantasioso di sbizzarrirsi in svariati modi, organizzando in maniera creativa la propria dipartita da questo mondo, ahimè, crudele. Per chi può e vuole aspettare invece, ci sono tante cose interessanti per distogliere la capoccia dai brutti e tristi pensieri. Cose tipo: un libro, la TV, lo stereo, lo studio, farsi una doccia, giocare a pallone, passeggiare a piedi, in bici, in moto, in auto, se ci si riesce anche contemporaneamente, mettersi a letto e dormire, La Settimana Enigmistica, scrivere lettere d’ amore e bruciarle prima di spedirle, scrivere lettere d’ odio e spedirle con tassa a carico, giocare la schedina, scrivere su Senza Filtro, picchiare cani, gatti e bambini purchè minori di 3 anni, iscriversi in palestra, donare il sangue, andare a Messa, ubriacarsi, fare shopping, ululare alla luna, minacciare il suicidio guardandosi bene dall’attuare il folle proposito, attuare il folle proposito anche se ciò potrebbe rivelarsi ai fini della terapia controproducente, telefonare all’ora esatta ogni notte alle 3 in punto, masturbarsi ogni due ore e mezza, coltivare marijuana, bere 14 caffè al giorno, andare al cimitero, abbonarsi a Topolino, inventare nuove bestemmie, telefonare ai pompieri e mandarli ogni volta in un posto diverso, fondare un partito, sniffare acqua ragia e somatostatina, incendiare cassonetti della monnezza, spegnere cassonetti della monnezza, bere solo succhi di frutta, vomitare, innamorarsi. E ancora: prendere il treno e partire senza meta, cambiare una gomma buona dell’ auto -a scelta- con una bucata e andare dal gommista, farsi un tatuaggio sul ginocchio con fil di ferro rovente, rubare portafogli, regalare portafogli rubati, costruirsi in casa un ordigno nucleare con un vecchio aspirapolvere e tre litri di candeggina profumata, mandarsi a casa mazzi di rose rosse senza bigliettino, cambiare la disposizione dei mobili nella propria camera, iniziare un rapporto epistolare con Gesù Cristo, farsi crescere la barba, fare debiti, imparare il sanscrito, collezionare malattie virali, giocare d’azzardo, sposarsi e fare un figlio, tagliarsi le unghie con la fiamma ossidrica, convertirsi all’ Islam, procurarsi delle visioni a sfondo erotico ingerendo quantità industriali di Nutella, fidanzarsi con il proprio angelo custode, chiedere l’elemosina, iniziare lo sciopero della fame in segno di solidarietà per i compagni prigionieri nelle carceri turche, partire volontario nella Marina Militare e via, verso i mari del sud, fumare solo Philip Morris ultra lights il sabato sera, sfruttare le trasferte dell’Audax unicamente per compiere atti vandalici, fare bungee jumping dai tralicci dell’elettrodotto rigorosamente senza elastico, andare dal dentista ogni mattina alle 9…
E’ dura, ma dal tunnel si può uscire.
Professore, io la ringrazio.
De nada. A proposito, mi faccia accendere.