Senza Filtro A.I.P.M

 “Viecchio è chi more prima”
 “Oldest is who dies before”

In fondo bisogna pur scegliersi dei modelli

Ecco fatto, ci risiamo. Ogni volta che qualche idiota si sveglia la mattina e dall’alto del suo nulla, scribacchia qualcosa con l’intenzione di attaccare gratuitamente il Centro Sociale e Culturale Impronte o Senza Filtro, confesso di trovarmi indeciso. Non so se sia meglio ignorare le sciocchezze di chi vive di e per queste cose e lasciarli cuocere nel loro insipido brodo di polipo, oppure incazzarmi e rispondere.

So però che SF è, suo malgrado, una inconcepibile e meravigliosa anomalia nel piccolo universo cervinarese. E so anche che siamo contenti e orgogliosi di aver creato questa strana creatura che accudiamo con entusiasmo ed umiltà e che mettiamo a disposizione di chiunque abbia da dire qualcosa. Se poi dal giornale spercia del talento, non è colpa nostra. E’ la carta.
Il nostro segreto? Ci piacciono le buone letture, ecco tutto, non certo gli articoletti da pseudo-cronaca locale, tant’è vero che lascio che sia Qualcun Altro a parlare per noi, così, per ristabilire un certo equilibrio:

Non dobbiamo preoccuparci della gente. Vecchio proverbio spagnolo: “Al bue venne finalmente dato il potere della parola umana e la possibilità di dire qualunque cosa volesse. Così disse: “Muh”‘. In spagnolo è molto più breve: ‘Habla el buey y dìce mu’.
…Ricordati: dicono, che cosa dicono? Lasciali dire. Ammesso che io sia un ubriacone, lo era anche il Generale Grant e il Presidente Lincoln ricevette delle proteste perché Grant beveva due fiaschi di whisky al giorno e un uomo simile non doveva comandare l’esercito. Lincoln rispose alle proteste: ‘Sappiatemi dire che marca di whisky beve perché possa mandarne un barile a tutti gli altri miei generali…’. Non ti preoccupare, figlia. Il mio cuore è netto e pulito e tutti lo sanno… Non lottare mai con la gente chickenshit, le vendette arrivano troppo in fretta, sicché non si deve mai lottare. Lascia che cadano del loro stesso peso (di chickenshit).

Questo ‘Qualcun Altro’ altri non è che Ernest Hemingway, in alcune lettere a Fernanda Pivano.
(Hemingway, Romanzi e Racconti. I Meridiani Mondadori, introduzione di Fernanda Pivano, pagine 61 e 62).

Se poi siete curiosi riguardo al significato di chickenshit, vi basti sapere che è davvero una brutta offesa.

Ora però voglio abbandonare il tono polemico per cercare di fare un discorso più sereno e un’analisi onesta della situazione. Senza incazzarmi.
Il difetto che forse possiamo avere noi di Impronte è quello di non avere pazienza, di essere poco elastici. Di non avere entusiasmo.
Questo in un certo senso è vero, come pure è vero che la voglia e l’entusiasmo ci sono passati. Perché? Perché ci siamo dovuti accorgere, a un certo punto, che la gente, i giovani, le forze, soprattutto numeriche, su cui fare affidamento per organizzare una qualsiasi iniziativa, sono venute meno. Quest’anno il numero dei soci è di solo 16 persone contro le 200 e più dell’anno scorso, ma qualcosa è stato fatto e qualcosa si sta cercando di fare. Ora le difficoltà, soprattutto economiche, sono quelle che sono e bisogna arrangiarsi. Fare quello che si può, tenendo conto del fatto che il nucleo organizzativo, le persone disposte ad impegnarsi senza trascurare lo studio e il lavoro, sono 4 o 5, non di più.

Ma il problema fondamentale non è questo. E’ che i giovani, la maggior parte dei giovani, in questo paese, sembra non avere interessi. Semplicemente riveste un ruolo passivo, preferisce stare al Ponto Campo a non fare un cazzo piuttosto che cercare di impegnarsi in qualche modo e trovare degli stimoli. E’ vero che noi, come Centro Sociale, potremmo fornire questi stimoli e lo abbiamo fatto. Abbiamo per esempio, tra le altre cose, organizzato una rassegna cinematografica, Visioni e Evasioni, di 8 titoli, per 8 venerdì consecutivi proprio per offrire dei momenti di evasione e di socializzazione ai ragazzi. Questa rassegna è stata disertata, è stata, non abbiamo problemi a riconoscerlo, un fallimento. Non per colpa nostra però. Noi i film ce li siamo visti.

E veniamo a Senza Filtro. E’ stato detto, non senza invidia credo, che il nostro giornale è una vetrina di pippe mentali. E’ vero, ma questa è precisamente la nostra linea editoriale. La politica, la cronaca, quello che ci accade attorno, ci interessano solo quando possiamo sbariarci sopra. L’impegno sociale? Quello sicuramente c’è, ma bisogna saperlo cogliere tra le righe. Ci scriviamo solo noi? Ma non è vero, abbiamo sempre invitato chiunque lo volesse, a mandarci un qualsiasi pezzo, su qualsiasi argomento e ogni volta siamo stati ben lieti di accogliere tra di noi una nuova penna. Ma arrivati a un certo punto le penne cominciano a scarseggiare. Ci crediamo dei novelli Eco? Ebbene sì, lo ammetto: Umberto Eco è l’ombra che aleggia su SF, uno dei nostri modelli ispiratori, perché ha, in fatto di cultura, due coglioni così. Noi poveri giovani, disorientati da tutto questo casino postmoderno che ci sta attorno, dai punti di riferimento che non ci sono, o che ci sono ma sono sfocati, cerchiamo di rifugiarci nella cultura, per tentare di capire come stiamo messi e se si può fare qualcosa. E forse ci piace anche pensare che con un bel po’ d’impegno nello studio, un giorno potremo essere almeno la metà della metà della metà di quello che è Umberto Eco. E’ il nostro stimolo a cercare di allargare quanto più ci è possibile i nostri orizzonti culturali. C’è chi legge la Bibbia, chi il Mein Kampf, chi il Capitale e chi legge Il Secondo Diario Minimo. Quello che ci dice Umberto Eco è che questi libri dobbiamo leggerli tutti, (più altri tre o quattromila), per sapere come e perché quei libri sono stati scritti.

Pagato il nostro debito (anche perché i debiti si pagano), ribadisco il concetto, se ancora non vi è entrato in testa, che Impronte e SF sono liberi da ogni costrizione ideologica, culturale, da ogni tipo di pregiudizio e proprio per questo, sono entrambi le sedi più adatte a stimolare il dialogo e il confronto libero tra le persone. Questo è il nostro obiettivo. Solo questo, e non è poco. A Cervinara. Ma se la gente non è interessata o si limita solo a parlarne male, non è colpa nostra. Non siamo noi i malamenti.