COMUNICATO N.2 – Hai mangiato la caramella?
JSPDa bambino, mia madre mi diceva di non prendere caramelle dagli estranei.
Purtroppo solo oggi che i miei denti sono stati distrutti dalla carie capisco il profondo insegnamento che voleva essermi trasmesso dalla mia figura materna (nonché madre a me nota anche come “Maaaaa!”). Ma non è colpa mia, signori della giuria ed onorevoli colleghi, se fin dalla giovane età le caramelle mi giravano attorno e cercavano di persuadermi masokisticamente al loro consumo: la colpa è della società, è del sistema, è del capitalismo, è colpa del padronato, è colpa della borghesia, è colpa dei sindacati, è colpa del salario garantito, è colpa dei burocrati, è colpa degli americani, è colpa di Ciro di Frattamaggiore che saluta Anna di Barra, è colpa di quello di Arpaia.
E’ colpa dell’altro da me, insomma. I primi contatti con le caramelle avvenivano già ai tempi dell’asilo: quei giorni felici in cui si giocava con altri bimbi ed altre bimbe, quando si organizzavano gare di corsa campestre e rupestre lungo il perimetro dell’edificio: era bello e divertente ma chissà perché gli altri arrivavano sempre prima di me e ridevano, ridevano, ridevano senza fermarsi. Ma che strano! Ora che ci penso bene, ridevano anche durante la corsa ed avevano uno strano modo ondulante & ondeggiante di correre e qualcuno di tanto in tanto ti si aggrappava al collo e ti fiatava in faccia dicendoti: “Uè, fra!, a comme so’ fatto!!!” per poi continuare a correre più forte di prima.
“E come sei fatto ?!” – pensavo – “Vediamo…: hai due gambe, due braccia, due occhi… due orecchie un naso, sei fatto come me!”. Ma evidentemente non era così e c’era una profonda differenza fra noi due: lui era un consumatore cronico di caramelle, un onanista del cristallo da zucchero aromatizzato & colorato & incartato & impacchettato, io no. Eravamo tutti amici e ci vedevamo ogni giorno, poi crescendo ognuno ha preso la sua strada attraversando intanto quella nota età lirica che voi umani vi limitate a chiamare volgarmente e con molta superficialità, giovinezza. Cari miei! Voi non vi rendete conto che l’atteggiamento lirico è una potenzialità di ogni essere umano e una delle categorie fondamentali dell’esistenza umana. Che cos’è l’atteggiamento lirico? Che cos’è la giovinezza? Potremmo dire che la risposta è già nelle domande stesse perché, come dice Heidegger (del quale non ho letto neanche un rigo), l’essenza dell’uomo ha la forma di una domanda: ma noi non lo diciamo. Diciamo piuttosto cosa c’entra con le caramelle e cosa diavolo sta scritto su questo foglio e che gli ultimi tre o quattro righi sono stati ovviamente scopiazzati.
Con tutta la buona volontà cercherò di dare un senso a queste parole messe una dietro l’altra senza un apparente filo logico sperando di farvi arrivare il mio pensiero sospeso fra il nulla e l’inverosimile ma comunque potabile ed omologato secondo lo standard ISO-9002.
Ritornando all’età lirica c’è da dire che è proprio la fase in cui si è più attratti dalle caramelle: è finalmente il momento di decidere se mangiare quella caramella oppure no. (LA MANGIO – NON LA MANGIO – LA MANGIO -NON LA MANGIO – LA MANGIO…). Sì, è arrivato il momento di decidere. Sono anni che ne senti parlare di queste catz’ di caramelle ed ora devi decidere: valuti i pro, eludi i contro, hai una opinione propria delle caramelle basate su conoscenze dirette & indirette. Ti rendi conto di quanto si è stati ingenui da bambini: ad esempio, chi non ha pensato e pensa ancora oggi che con un francobollo si possa far viaggiare, al massimo, soltanto una un lettera dal vecchio al nuovo continente, non sapendo che con un francobollo si può viaggiare anche in quattro, verso destinazioni ben più lontane? Gli esseri viaggianti, fra l’altro, ti raccontano di posti strani, gente strana, colori strani, suoni strani ed a volte il racconto è così appassionatamente dettagliato che ti viene voglia di andare al sale e tabacchi, comprare un francobollo adeguato, schiattartelo in fronte ed imbucarti nella prima buca delle lettere (quelle rosse per intenderci) sperando di essere ritirato al più presto e spedito dal competente ufficio postale.
Ma non è per me e lo dico sinceramente: potrei impazzire raggiungendo questi posti dove si vedono cose tipo alberi che camminano, persone e cose che si allargano e si stringono, si alzano e si abbassano, cessi che si rimpiccioliscono, pareti che si squagliano, donne nude che si trasformano in fotocopiatrici del Ministero delle Finanze o in autoradio Pioneer con frontalino estraibile, RDS, CD-Charger e radio sintonizzata sempre su Latte & Miele. (Cosa avrà mai preso questo tipo? Rispondetevi da soli, perché non ve lo dico.)
Queste cose io non le faccio. Io sono un bravo ragazzo come tutti voi. E come tutti voi mi nutro solo di ipocrisia & falsità, brutti bastardi.
“A dispetto della mia rabbia sono ancora un ratto in una gabbia.”