Senza Filtro A.I.P.M

 “Catarro, vino c'o carro”
 “Catarrh, wine with the cart (non fa rima però)”

Sull’uso del perizoma nella penisola iberica

Quanti danni può causare l’eccessiva esposizione ai raggi solari! Ce ne siamo accorti nel corso delle ultime estati che abbiamo trascorso in giro per le località più assolate del vecchio continente. Ricordo che nel mese di Luglio di qualche anno fa, ad esempio, la dura vicinanza con il nostro amico-astro (elladico quella volta) accompagnata da una più che pressante necessità di cibarsi non sempre soddisfatta ci spinse ad approvvigionarci con avanzi dei turisti sui tavoli dei fast-food.

Gli effetti? Deleteri laddove si consideri che fossili di patate fritte ed hamburgers avevano sul nostro cervello un impatto a metà tra un invasamento da ascolto di Vivaldi su una gondola tra i canali della laguna veneziana e lo stato mentale di un sacerdote di un popolo discendente dai Maya che parla di soteriologia escatologica ad un gruppo di turisti finlandesi dopo aver assunto un bel beverone a base di estratto di peyote.

Dove eravamo rimasti? Ah, il fratello sole… che anche quest’anno ha alimentato sonnacchiose ed esilaranti fantasie tardo-estive per la strabordanti stradine di una località marina catalana. Se non avessi saputo che l’uomo molto spesso per una sorta di senso pudico si copre le proprie parti intime, non avrei creduto ai miei occhi vedendo ciò che vedevo… non che improvvisamente un non so che di moraleggiante si fosse impadronito di me, visto che ho perso la voglia di far prediche in materia quando mi sono accorto (diverso tempo fa) di far parte della specie degli esseri sessuati!
No, mi sembrava solo di essere giunto in un’altra dimensione, una realtà che mi faceva girare la testa. Sculture marmoree o meglio idoli tipo isola di Pasqua, globi bronzei perfettamente sferici praticamente disadorni, la cui superficie era desolatamente vuota, ricoperta (si fa per dire) solo da una sottilissima striscia di stoffa dal vago e strano profilo triangolare. Era lui o no? Il celebre perizoma! Mi sembra di rivederlo ancora certe notti in sogno, apparizioni fantastiche e premonitrici, una specie di “somnium Scipionis” che non mi abbandona mai.
Ora che ci penso meglio posso assolutamente confermare: quei triangolini indemoniati (ora capisco finalmente il mio debole per Euclide) appartenevano proprio alla specie dei perizoma! Risaliamo all’etimologia del termine: dal greco peri’- zonnumi ossia “cingere attorno”: ecco svelato l’arcano mistero, ecco dunque la soluzione a quella tremenda sciarada, a quell’insolubile nodo gordiano che distraeva le nostre menti impedendoci un tranquillo soggiorno balneare permesso invece chissa perché agli altri bagnanti.

Cito a memoria dal Vocabolario Treccani: “Per analogia… costumino da spiaggia o da scena, in genere sinonimo di tanga”. Ecce tanga! Orbene, cari i miei venticinque lettori, circa il 90% delle basse superfici sferiche femminili iberiche erano in tal guisa ornate.
Tutto ciò ci impone una serie di doverose e gravi riflessioni. Primo: incoraggiamo l’uso di tali indumenti presso le nostre popolazioni;
Secondo: consiglio per le prossime vacanze: qualsiasi tipo di luogo tropicale (Nuova Caledonia. Isole Fiji, ecc.) dove il nostro va davvero forte (addirittura si riduce a “una semplice cordicella che gira intorno ai fianchi”);
Terzo e non ultimo; non fate come noi, al mare ricopritevi scrupolosamente con unguenti e creme solari protettive e soprattutto mangiate: eviterete di vagare nelle ore della canicola delirando come creature aliene o pseudo-satiri che improvvisano improbabili ditirambi di fronte a turisti attoniti.
Altro che musica classica, altro che concerto in sol minore per due violoncelli rv S31! D’ora in poi basterà semplicemente guardarsi dagli incantatori di serpenti, dagli zufolatori incalliti, dai suonatori di Brema per non ritrovarsi in mutande (?).
Viva il perizoma. viva la penisola iberica.

Ad maiora,