Senza Filtro A.I.P.M

 “Ropp' chiuoppeto, ch' bell'acqua!”
 “After rained, oh what a nice water!”

Cervinara maiala

Finalmente l’effeminato politico getta la maschera: “Ho avuto la casa perché sono gay da sempre”.

Cervinara. Ormai non resta che confessare, sperando nella clemenza delle autorità statali ed ecclesiastiche. Prima le accuse del Santo Padre, poi del cardinal Biffi sui costumi sessuali sfrenati del posto; oggi la raffinata ma vigorosa polemica intellettuale di un deputato nazi-skin che ha definito Cervinara “la città più froscia del mondo”.

Ormai la città è sola di fronte alle proprie responsabilità. E i nervi cominciano a saltare. E’ un insospettabile. Il popolare politico “Tizio”. A decidere per primo di dare l’esempio confessando le sue colpe. Ci riceve nella sua sfarzosa abitazione di via Roma, tra i cimeli equivoci raccolti lungo una vita di depravazione, tavoli, sedie, libri, addirittura quadri, insomma i classici simboli del mondo gay. “Non potevo più sopportare il peso del rimorso”, inizia il politico con la tipica voce effeminata. “E per questo ho deciso di gettare la maschera. Sono gay da sempre. Ho avuto questa casa dal comune vent’anni fa grazie a un assessore omosessuale, su suggerimento del sindaco transessuale. L’ho ristrutturata su progetto di un architetto feticista. E ho deciso di raccontare queste cose a te perché sei un notissimo froscio, altrimenti non saresti venuto a vivere, ad abitare a Cervinara.”

Dunque per tutti questi anni hai mentito…
“Sì, ho mentito. E non sai quanto mi è costato fingere. Il mio modello politico è sempre stato Rosy Bindi, ma nonostante i miei sforzi, mi sono subito reso conto che non sarei mai riuscito ad assomigliarle…”

Ma tu sei un omosessuale di cultura, come ti spieghi che proprio Cervinara sia diventata la capitale di noi pervertiti?
“So solo dirti che nell’antichità questa città si chiamava Cervinaro, ma attraverso i secoli la sodomia diventò una pratica così diffusa da portare al cambiamento del nome. Fu un noto travestito locale a dare il colpo di grazia al buon nome della città brevettando il tortellino, erroneamente considerato l’immagine dell’ombelico femminile: in realtà, se osservato attentamente, si vede benissimo che è un ombelico maschile”

Hai altri pesi di cui liberarti? Approfittane…
“Anche se temo moltissimo il giudizio del deputato nazi-skin, non posso continuare a tenermi dentro quest’altro terribile segreto: sono anche ebreo. Il mio cognome viene dallo yiddish guk-shahn, che vuol dire “ubriacone depravato”: ecco, ora ti ho detto tutto.”

L’amico si è sfogato. Quello che mi saluta sull’uscio di casa è un uomo nuovo, diverso. Vedendolo rasserenato gli stringo la mano accorgendomi che è anche negro e lo invito a riflettere sulla generosità della vita. “Sarai anche omosessuale, ebreo e negro, ma rispetto a me almeno, hai la fortuna di non essere comunista”. Mi avvio lungo il viale alberato. Dalle finestre chiuse escono soffocati ma inequivocabili i rantoli e i gemiti delle coppie irregolari.