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 “Ropp' chiuoppeto, ch' bell'acqua!”
 “After rained, oh what a nice water!”

Intervista all’architetto Hector Horeau

Oramai ci siamo. La prima pietra verso una auspicata e futura unità dei centri della Valle Caudina è prossima ad essere collocata. La scelta di far partire questo ambizioso e decennale progetto, caro a molti personaggi di spicco nella storia di questa nostra terra, con l’installazione di monumentali opere a Montesarchio e Cervinara altro non è che un reale impegno volto ad una successiva battaglia politica non priva di duri scontri. Per ora può però bastare questo primo passo verso una non proprio facile unione. La notizia di questo ambizioso progetto è subito rimbalzata di bocca in bocca già dall’arrivo il mese scorso dell’architetto-scultore francese Hector Horeau a cui è stato commissionato l’intervento artistico.

La scelta dell’artista sessantenne, noto per le sue opere deliberatamente provocatorie ma, soprattutto riconosciuto universalmente come il maggior esponente di una concezione artistica che va nel senso dell’abbattimento delle tipologie del particolare in favore di una commistione etnico-culturale espressa con materiali di recupero originariamente pensati ed impiegati per un utilizzo prevalentemente utilitaristico ed urbano, è volutamente intesa a sottolineare la volontà ideologica delle intenzioni. Anche la scelta dei due centri dove le opere verranno installate, Cervinara e Montesarchio, va in questa direzione, e cioè a rappresentare al di la di un confine puramente politico dovuto alla appartenenza a due diverse provincie una unione storico-culturale continua nei secoli e geograficamente naturale. Ora tralasciando l’aspetto squisitamente politico della faccenda cercheremo vedere cosa il maestro Horeau ha immaginato per aderire appieno alle indicazioni dei commissionatori.

– Maestro Horeau cosa ha pensato di allestire e soprattutto dove ha pensato di farlo?
– Innanzitutto la locazione delle opere nei due massimi centri della valle, vale a dire Montesarchio e Cervinara, non potevano prescindere dalle intenzione del messaggio che da queste deve provenire: l’unione. Per il dove collocarle ho pensato che si dovessero necessariamente individuare due luoghi che potessero meglio rappresentare il significato dell’opera stessa ed allo stesso tempo essere posti di confronto quotidiano per la gente del posto. In poche parole mi serviva una locazione di per sé già viva, già gravida di idee. A ciò ho ritenuto idoneo la Villa Comunale di Cervinara e Piazza Umberto I a Montesarchio.

– Ancora non ci ha detto però cosa intende realizzare e che tipo di materiale vuole utilizzare?
– Per il materiale ho pensato a due blocchi unici in materiale metallico presenti sul territorio e non più utilizzabili per il loro scopo. Mi sto riferendo ai piloni dell’ormai non realizzato eletrodotto Maddaloni-Matera. Scelta anche questa in perfetta concordanza alla causa che mi vede qui impegnato. Infatti il percorso dell’elettrodotto sembrava voler dividere in due la Valle, quindi, mi è sembrata buona l’idea di utilizzare un tipo di costruzione originariamente, anche se solo nell’immaginario, tesa alla separazione per rafforzare il valore simbolico dell’opera.

– Allora cosa ne farà di questi piloni?
– Essi serviranno ad abbattere il residuo particolarismo settario dei due paesi ingabbiando in essi sia il monumento ai caduti della Villa di Cervinara sia la fontana di piazza Umberto I di Montesarchio, affinchè il particolare non venga scordato ma imprigionato da un più forte sentimento di unità espresso per l’appunto dai piloni metallici che per natura esprimono quell’idea. Un unico traliccio non può condurre elettricità e senza di essa non c’è più vita. L’unità corre sul filo.