Sulle responsabilità delle donne nel fallimento del Comunismo
Antonio IzzoIl fatto che i tentativi di realizzare finora una società comunista siano falliti tutti miseramente è sotto gli occhi di tutti. Tuttavia, senza eccezioni, gli analisti, i sociologi, gli studiosi ed i frequentatori dei “Bar dello sport” sono andati a ricercare le cause di tale fallimento nelle più disparate e recondite pieghe della teoria sociologica, perdendo di vista l’elemento fondamentale: il sesso.
Poniamoci una domanda semplice semplice: che cosa è l’uomo?
Essenzialmente si tratta di un complesso di reazioni chimiche strutturate in modo tale da tentare, ad ogni livello, di replicare se stesse: il DNA è impegnato a replicare se stesso, le cellule a riprodursi, l’intero essere umano punta, in fondo, a produrre un altro (o molti altri) esemplari di se stesso. Semplice, elegante, geniale, come tutte le creazioni della Natura.
Ora, accade che la riproduzione, nel regno animale, sia regolata da regole ferree, dalle quali discende la stessa capacità di determinate forme di vita di adattarsi all’ambiente circostante. Solo i migliori esemplari della specie riescono a riprodursi. Semplice, elegante, crudele, come sempre in Natura.
Nell’uomo, le qualità che contano sono l’intelligenza (che permette di sopperire ad una struttura fisica non sempre competitiva rispetto agli altri animali), la salute, la prestanza e bellezza fisica.
Con l’evolversi della società, però, a questi fattori naturali, del tutto simili a quelli validi per le altre specie animali, si aggiunge il fattore successo: soldi, successo, fama, in una parola potere, diventano determinanti per la possibilità di riprodursi: in parole povere, se non hai la moneta, non te la danno.
Di fronte a questa drammatica realtà, il maschio dell’uomo reagisce accentuando le spinte maschiliste della società, e innescando un meccanismo perverso di ricerca del successo e di valorizzazione degli aspetti economici che si rivela letale per ogni tentativo di superare il capitalismo ed arrivare al vero Comunismo. Infatti, spinto dal proprio tasso di testosterone, il maschio dell’uomo tenta in ogni modo di apparire interessante agli occhi della femmina. E non c’è modo più efficace di fare ciò che apparire ricchi, famosi, realizzati.
In questo senso, il testosterone genera il capitalismo, atteso che il desiderio di primeggiare economicamente spinge gli uomini alla competizione sociale.